Essere donne in piena pandemia

La situazione delle donne rappresentata da una donna al computer con un'espressione ansiosa

La pandemia ha sicuramente aggravato il problema della disparità di genere. Il Covid-19 sta agendo in un contesto, dove le disparità di genere nel mondo del lavoro erano una criticità già prima dell’emergenza sanitaria.

Ciò si evince anche nella relazione 2021 sulla parità di genere nell’UE pubblicata, in occasione della Giornata internazionale della donna, dalla Commissione Europea. Dalla relazione emerge che la pandemia ha aumentato le disparità esistenti tra donne e uomini in quasi tutti gli ambiti di vita, sia in Europa che nel resto del mondo. Questo ha segnato un arretramento rispetto alle faticose conquiste del passato.

La Commissione ha profuso un grande impegno per attuare la strategia per la parità di genere adottata un anno fa. Questo tema non è mai stato così importante nell’agenda politica dell’UE.

Per meglio monitorare e fare il punto dei progressi compiuti in ciascuno dei 27 Stati membri, la Commissione ha inaugurato un portale per il monitoraggio della strategia per la parità di genere.

Vera Jourová, Vicepresidente della Commissione Europea per i valori e la trasparenza, ha dichiarato:

Le donne sono in prima linea nella pandemia e ne sono maggiormente colpite. Non possiamo permettere un arretramento, dobbiamo continuare a promuovere l’equità e l’uguaglianza. Per questo motivo l’UE ha posto le donne al centro della ripresa e ha obbligato gli Stati membri a includere la dimensione della parità di genere negli investimenti finanziati dal dispositivo per la ripresa e la resilienza.

L’impatto della pandemia COVID-19 sul mondo femminile

Le donne sono quelle che hanno dovuto affrontare e subire maggiormente gli effetti della pandemia da Covid-19 sulla propria vita.

Uno dei fattori più preoccupanti è il pericoloso aumento, nell’ultimo anno, delle denunce di violenza domestica, complice la chiusura in casa con i propri aguzzini.

Le donne sono state in prima linea nella lotta contro la pandemia. Il 76% del personale dei servizi sanitari e sociali e l’86% del personale che presta assistenza alle persone è costituito da donne. Con la pandemia le lavoratrici di questi settori hanno subito un aumento senza precedenti del carico di lavoro, dei rischi per la salute e dei problemi relativi alla conciliazione della vita professionale con quella privata.

Un’alta percentuale di donne è stata maggiormente esposta al rischio di contagio e alla perdita del lavoro, in quanto occupata in settori come il commercio al dettaglio, il comparto ricettivo, il lavoro di cura e lavoro domestico, che proprio per la natura delle attività non possono svolgersi a distanza; si tratta, tra l’altro, di settori fra i più colpiti dalla crisi.

Un altro aspetto da non sottovalutare, è che molte donne hanno subito la pressione dovuta alle chiusure. Ciò ha causato uno squilibrio fra vita professionale e vita privata. Dalla relazione dell’UE è emerso che le donne hanno dedicato mediamente 62 ore settimanali alla cura dei figli, contro le 36 ore degli uomini. 23 ore a settimana dedicate ai lavori domestici, contro le 15 ore degli uominiPer occuparsi dei propri cari, molte donne hanno dovuto mettere da parte la propria carriera o addirittura rinunciare ad essa.

Si registra, peraltro, una inammissibile assenza delle donne nelle sedi decisionali in materia di COVID-19. Uno studio del 2020 ha rilevato che gli uomini sono molto più numerosi delle donne negli organismi creati per rispondere alla pandemia. Delle 115 task force nazionali dedicate al COVID-19 in 87 paesi, tra cui 17 Stati membri dell’UE, l’85,2% era costituito principalmente da uomini, l’11,4% principalmente da donne e solo il 3,5% era caratterizzato da una parità di genere. A livello politico, è donna solo il 30% dei ministri della Sanità dell’UE.

Le donne in PINGO

Pingo, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, conferma il suo impegno nelle pari opportunità e nell’inclusione. Ha infatti mantenuto un’alta componente femminile fra i propri soci e lavoratori – dentro e fuori dalle Industrie Fluviali – pari al 57% del totale. Questa tendenza viene confermata anche nei ruoli apicali con la presidente, Maria Teresa Diodati, e il Consiglio di Amministrazione per due terzi al femminile; inoltre sono molte le donne con ruoli di responsabilità.

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